#42 - Rain on New York /6
di Yuri N. A. Lucia
Questa pioggia che si è abbattuta su di noi con si tanta
ferocia... è come il palesarsi dello sdegno divino per la nostra condotta.
Dunque quale mai sarà il fio per la nostra empietà? Quale olocausto per placare
l'ira dei numi e riconquistarne l'affetto?
"GAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA"
L'auto mobile volò per circa 50 metri, finendo contro il
mezzo corazzato della polizia di New York. Sportelli, ruote, diversi pezzi di
metallo volarono praticamente ovunque, mentre il veicolo sussultava per
l'impatto. Rise birichino, battendo le mani. Gli si scagliò contro all'improvviso,
terrificante visione di morte per i ragazzi che stavano chiusi in quella
scatola di metallo. Rick Altman era sempre stato contento del suo lavoro e ne
andava fiero, vantandosi sempre con amici e parenti, gli piaceva pensare di
fare qualcosa di speciale. Ora i suoi pensieri erano confusi e sconnessi,
paralizzato dal terrore che correva lungo la colonna vertebrale insinuandosi
sin dentro il cervello. Durò tutto pochi attimi. Qualcosa di freddo, come un
colpo di vento del nord, un soffio della tempesta che martoriava la città da
più di una settimana. Ci fu uno scossone, la testa cadde indietro, mentre il
sangue schizzava verso l'alto. Lo Scorpione era in estasi, la sua bella coda,
con la lama in super lega, era passata dentro quel bel giocattolo come se fosse
stato fatto di burro. Lo sollevò, facendo scivolare la parte superiore tagliata
di netto in terra, scagliandolo poi verso il palazzo sulla sua destra. I vetri
caddero in terra come una pioggia di cristallo. Era tutto così bello, come in
una favola, come in un sogno dai mille e più colori. La pioggia gli carezzava
il viso, e lui gli strizzava gli occhi, giocoso bambino che voleva tanto
divertirsi.
Ore 10.30
Queens. New York City.
"Il sindaco a proclamato lo stato d'emergenza Terry. La
situazione?"
Rucker guardava oltre le barricate che erano state istituite
di fretta e furia, oltre lo sbarramento di sodati della guardia nazionale e
poliziotti in assetto da combattimento che tenevano le strade di fronte loro
sotto tiro, guardava oltre la pioggia che formava un fitto vello, quasi si
divertisse a complicare la situazione. Come se non lo fosse già abbastanza.
Aveva cercato di accendersi almeno una decina di sigarette ma il vento non era
stato d'accordo. Si massaggiava la nuca con la mano mentre con l'altra
stringeva spasmodicamente il pacchetto ormai fradicio e inutilizzabile.
"Grave Art, è un massacro. Cristo! Poveracci! Non ha
risparmiato nessuno. Abbiamo già perso 20 dei nostri, 20! Altri 15 sono feriti
in modo grave e 40 saranno fuori gioco per un po'."
"Anche tu dovresti essere fuori gioco per un po'."
Commentò Art, che aveva saputo della ferita alla spalla.
"Una cosa da niente, un pezzo d'asfalto mi ha colpito
di striscio."
"Io sapevo un'altra versione..."
"Dovevi vederlo Art..."
"L'ho visto..."
"Intendo dal vivo, non in tv. E' come essere di fronte
ad un Moloch vomitato dall'Inferno stesso. I suoi occhi... quella zanne... e...
quel sorriso... come se stesse solo giocando. Gli abbiamo sparato tutto quello
che potevamo contro. Non gli abbiamo fatto neanche il solletico. Mansel è stato
portato via d'urgenza. L'esplosione dell'auto cisterna l'ha preso ed è
sopravvissuto per miracolo... non c'è speranza di prenderlo vivo e... dopo
quello che ha fatto Art... non vorrei neanche provarci."
"La squadra speciale è pronta. So che hai chiesto di
partecipare all'azione..."
"Hai l'autorità sia per darmi il permesso che per
impedirmelo. Non ti ho mai chiesto favori in nome della nostra amicizia.
Neanche vorrei farlo ora ma..."
"Io invece ti sono debitore. Più di una volta te li ho
chiesti io i favori... proprio per questo dovrei ordinarti di andare
all'ospedale e farti vedere la spalla. Sai usare un fucile Don crusher
3000?"
"Con la stessa facilità con cui si maneggia una
fionda."
"Bugiardo. Buona fortuna Terenzio."
"Grazie."
Arthur Stacy guardò anche lui la verso l'orizzonte.
"Se non fosse per questa pioggia... potremmo avere
l'appoggio degli elicotteri ma il vento è troppo forte... - si voltò
incrociando il suo sguardo. - Stai aspettando lui vero?"
"Non posso stare qui ad attenderlo. Devo andare ma sono
sicuro che verrà."
Ore 10.00 Hardy
investigations.
Caricò il lancia ragnatele con i pungiglioni anestetici e le
tele d'impatto. Sarebbe stata anche l'occasione per il battesimo del fuoco
della sua nuova formula speciale. A Peter non sarebbe piaciuta la cosa ma non
poteva permettersi di sottilizzare al momento. Quella cosa, non era Gargan, era
lo Scorpione... libero dalla sua parte umana. Cosa avesse provocato la metamorfosi
non lo sapeva. Sapeva che sulle strade c'erano 91 morti, tra civili e
poliziotti, e altri 110 feriti. Fissò la maschera del costume, cercando delle
risposte in quegli occhi che ultimamente, spesso, erano stati i suoi. Se solo
Ben fosse stato lì. Dei tre, ne era sicuro, era il più riflessivo, l'unico che
avrebbe affrontato la cosa in modo razionale. Lui poteva provare solo un cieco
senso di disperazione. Indossò il Ragno Nero... no, lo lasciò venire fuori,
perchè era tempo di andare in guerra.
Ore 10.00 casa Parker - Watson.
La tv dava informazioni frammentarie e spesso
contraddittorie. Tutti i canali concordavano comunque sul fatto che il numero
dei morti e dei feriti saliva vertiginosamente. La popolazione civile veniva
fatta evacuare velocemente dalle zone a rischio ma quell'essere, un mostro
innominabile di insensata ferocia, era velocissimo e alla fine sembrava
arrivare ovunque per portare morte e distruzione. La polizia aveva allertato
anche Forrest Hill, invitando i suoi abitanti a tenersi pronti a seguire le
disposizioni dell'ufficio per la crisi attivato dal sindaco, per una fuga
ordinata e rapida. La bambina e zia Anna avevano preso un pullman che le
avrebbe portate al sicuro, da una sua amica che abitava a 25km dalla città.
Sperava che la distanza fosse sufficiente. Sicuramente, se ce ne fosse stato
bisogno, la Ferrari di Mira sarebbe stato un buon mezzo per mettere altra
distanza tra loro e il pericolo. Lei aveva vinto le proteste di sua zia che
l'aveva pregata di scappare con loro. Devo restare ad aspettare Peter, questa
era stata la sua giustificazione. May sembrava preoccupata, piangeva e diceva
che doveva chiamare papà e farlo venire via, che il mostro cattivo altrimenti
lo avrebbe mangiato. L'aveva abbracciata, baciata sulla fronte, e promesso che
sarebbe andato tutto bene, sapendo di mentire, perché stavolta, forse, le cose
non si sarebbero risolte per il meglio. Suo marito era la fuori, lo sapeva, e
lei era seduta su una poltrona, senza poter far nulla se non guardare lo
schermo e pregare. Quasi non aveva sentito il telefono che squillava, persa
com'era in lugubri pensieri. Chissà da quanto e quante volte aveva suonato.
"...sì?"
"M.J. dio mio! Come stai?!"
Era sua sorella.
"Per ora tutto bene. - Non era vero, nulla andava come
sarebbe dovuto andare. - Non devi preoccuparti per me."
"Ma la tv... ho visto quello che sta succedendo è ho
pensato... Peter dov'è?"
"Lui era al lavoro quando tutto è iniziato. Lo hanno
fatto allontanare, non è potuto tornare qui perché le strade che attraversano
la città sono blindate. Comunque non corre nessun rischio è in una zona
sicura."
Come era diventata brava in quegli anni a mentire, per
giustificare le assenza del marito o i suoi comportamenti strani. Ma anche le
sue incertezze e le paure che delle volte trapelavano. Forse, non c'era solo
una persona a portare una maschera in famiglia.
Pianse quando riattaccò, dopo l'ennesima rassicurazione.
Nessuno avrebbe rassicurato lei.
Ore 10.50 Queens. Posto di blocco.
Piombò dall'alto così rapidamente che fece sussultare tutti,
perché sembrava comparso all'improvviso dal nulla.
"Commissario!"
"Salve Uomo Ragno."
Rispose Stacy che non distoglieva lo sguardo dalla strada.
"Vorrei averti rincontrato in circostanze decisamente
migliori. Non sempre quello che desideriamo si realizza però."
"Cosa sta succedendo?! Io... ho visto alla
televisione..."
"Ce lo chiediamo tutti. Fino a qualche secondo fa
nutrivo la speranza che tu potessi dirmi qualcosa. E' fuori controllo. Non
ragiona, le sue azioni sono solo insensata follia. Si diverte a uccidere e
distruggere. Il costume che indossa secondo i miei esperti è frutto di
tecnologia governativa segreta, in via confidenziale so che il progetto base è
stato trafugato 6 mesi fa da un laboratorio segreto di Los Angeles. Qualcuno lo
ha riadattato per lo Scorpione e deve anche aver cercato di potenziarlo. Forse
le cose sono andate male o forse..."
"...era quello che sperava."
Quella considerazione lo fece rabbrividire. Chi avrebbe mai
potuto fare qualcosa di così folle. Chi?
"Ci hai messo molto. Credevo saresti stato qui molto
prima."
"Anche io. Mentre venivo ho assistito a degli incidenti
generati dalla folla colta dal panico e sono dovuto intervenire..."
"Rucker è andato là."
Fece un gesto in direzione del punto che ora anche lui guardava.
"Rucker??!? Cosa..."
"Ha chiesto di unirsi ad una squadra speciale che
cercherà di fermare lo Scorpione. Sono dotati di armi molto potenti e
attrezzature di alta tecnologia. Sono prossimi al contatto visivo con il
bersaglio. Terenzio ti ha atteso, però non ha potuto più aspettare. E' dovuto
andare anche lui... è fatto così. Quando sente che deve muoversi non ci sono
santi. Si, ci conosciamo, ma questo non è il momento per parlarne. Forza
ragazzo! Vai e sta attento."
Così come era comparso, sparì all'improvviso, sollevandosi
rapido nel cielo e lanciandosi da una tela all'altra.
Seguivano i segnali dei sensori da circa 15 minuti, anche se
non ce ne sarebbe stato bisogno. Era impossibile non trovarlo, sarebbe bastato
seguire la scia che lasciava al suo passaggio. Rucker era stato fornito di un
corpetto e di un casco protettivo CP.202 e di un fucile a proiettili corazzati
Don Crusher. Aveva sei colpi dentro e altri 18 nella cartucciere. Ognuno era in
grado di penetrare il blindo di un carro armato o di un elicottero apache e di
esplodere con una potenza tale che avrebbe divelto una cassaforte. Ma gli
sarebbe servito ben altro per sentirsi al sicuro. Pensò a Maddy e ai ragazzi,
come gli mancavano. Era strano, come si riuscisse giorno dopo giorno a tener
sotto controllo certi pensieri, poi, quando qualcosa fa un piccola breccia nel
muro delle nostre certezze, sgorgano fuori, scardinando la porta che si mette a
guardia dei propri pensieri. Non c'era tempo per quelle considerazioni. Non
dopo quello che avevano visto prima. Sentiva ancora lo strazio per quella scena
raccapricciante.
"Fottuto mostro!"
Ringhiò tra i denti.
Il tenente Bridgemann era alla testa della squadra, tenendo
puntata davanti, l'antenna del lettore di Segnali Vitali, assicurato alla sua
cintura. Dette un'occhiata sul piccolo display e poi si girò con aria confusa.
"E' qui!"
"Deve essersi nascosto in uno dei palazzi."
Rispose l'ufficiale in comando.
La strada era piena di detriti e carcasse rovesciate o fatte
a pezzi di auto e bus, anneriti da fiamme che la pioggia aveva spento. Da un
idrante divelto, si proiettava verso l'alto un getto d'acqua, sparsa ovunque
dal forte vento, confondendo le gocce d'acqua con l'altra che cadeva dal cielo.
C'era, nonostante la tempesta in corso, un'inquietante aura di tranquillità,
decisamente innaturale visto quello che si era consumato lì poco tempo prima.
L'unica costante nel comportamento dello Scorpione, preda completa della
follia, era stato il dirigersi verso zone sempre più affollate, attratto
evidentemente dalla prospettiva di uccidere. Nel suo delirio demenziale,
evidentemente, cercava sangue, come un gigantesco predatore. Rucker si guardò
intorno, possibile che si fosse nascosto perché gli aveva sentiti arrivare?
Probabile, ma la motivazione non era la paura. Nelle condizioni in cui era,
dubitava fortemente potesse avvertirne, no. Era un gioco, uno scherzo che stava
perpetrando ai loro danni. Si era nascosto per tendergli un'imboscata, per il
puro gusto di terrorizzarli mentre attendevano un suo segno, ben consci che era
lì vicino.
La squadra era composta da due team ognuno di 14 elementi.
L'altro si era mosso in modo da prenderlo dal lato opposto.
"Lei che ne pensa Rucker?"
Josh Travis Larsen era un vecchio veterano, abituato a
vederne di nefandezze, ma anche lui non era rimasto insensibile all'efferatezza
di quello che avevano visto in quello scuolabus. Rucker era il quindicesimo
uomo, un aggregato speciale, che grazie all autorizzazione di Stacy era stato
ammesso al party. Anche lui era navigato in materia di missioni speciali e
aveva capito che anche il capo di quegli uomini aveva subodorato qualcosa che
non gli piaceva.
"Ci prende in giro. Probabilmente ora i suoi occhi
iniettati di sangue ci osservano da qualche angolo buio... forse dentro uno dei
palazzi."
"Se è così dovremo stanarlo fuori. Non voglio correre
il rischio di mandare la dentro i miei ragazzi."
"Sono pienamente d'accordo, quello non è tipo con il
quale si possa scherzare."
L'altro team ora era a portata di contatto visivo.
Avanzavano verso gli altri in modo da riunire il gruppo. Erano guidati da un
giovane ufficiale, un tipo sui 26, biondino che portava un pizzetto
estremamente curato e che sembrava persino più ridicolo di Terenzio nella tenuta
da combattimento speciale. Qualcosa colpì improvvisamente la sua attenzione. Un
particolare che avrebbe dovuto metterlo immediatamente in allarme.
"E' una trappola! Ferm..."
Il pulmino scolastico era rovesciato, la fiancata esposta al
cielo squarciata al centro. Doveva fermarsi e verificare se qualcuno aveva
bisogno del suo aiuto. Non sembrava esserci pericolo che saltasse in aria e il
suo senso di ragno non indicava pericoli immediati, anche se vibrava da diversi
minuti probabilmente per via della situazione in corso. Quando atterrò sulla
sua superficie e dette un'occhiata dentro, vide l'apocalisse.
Lo shock fu troppo forte, si voltò di scatto, tirando su la
maschera, vomitando fuori tutto l'orrore che lo aveva preso alle viscere. Non
aveva mangiato nulla, stava espellendo solo succhi gastrici, una reazione
nervosa per via di quella vista e di quell'odore di morte. Tremava, sconvolto,
neanche quando aveva affrontato Hobgoblin in quell'edificio, aveva provato
tanto terrore. Piangeva sotto la maschera, le lacrime venivano spazzate via dal
vento e dalla pioggia. I denti erano digrignati così forte che le gengive
sanguinavano. Tutti gli occupanti del bus, 10 bambini in tutto e l'autista,
erano morti... immaginò pieno di raccapriccio la scena. Il loro sgomento quando
aveva preso il veicolo, agganciandolo con la lama della coda, lanciandolo sul
marciapiede. L'impatto doveva essere stato devastante. Le vetrine dei negozi
colpiti esplose in migliaia di schegge. Le persone che scendevano dalle
macchine urlando, cercando una via di fuga. Poi, quella bestia, attirata
dall'odore, si era fatto d'appresso al pulmino. Doveva essersi fatto largo in
uno dei finestrini, deformando il metallo con la sua molte, scivolando dentro
come la morte in persona, mentre piangevano, singhiozzavano, invocavano i
genitori. Le sue dita artigliate, le sue fauci avevano lavorato con perizia,
per lasciarli vivi il più possibile mentre li gustava... pezzo dopo pezzo.
RYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Il suo urlo si levò come un avvertimento, avvisava lo
Scorpione che avrebbe pagato per quello che aveva fatto. Non ci poteva essere
più redenzione per lui. Non ora che aveva visto in tutta la sua crudezza quello
che era diventato e quello che era in grado di fare.
Keiko si trascinava avanti, zoppicando penosamente, mentre
reggeva una delle telecamere che aveva preso dal furgone della tv. Lei e
Princeton avevano lavorato insieme per 5 anni, cominciando da un'emittente di
quart'ordine e arrivando ad uno dei più importanti canali di N.Y.C. e del New
Jersey. Lei lo aveva sempre preso in giro perché lui aveva un po' l'aria del
nerd, con i suoi modi timidi e quel suo vestirsi privo di gusto. Delle volte lo
tormentava anche, fingendo di interessarsi a lui, facendogli gli occhi dolci,
sapendo bene che provava una forte attrazione per lei. In quegli anni, non
c'era una volta sola in cui lui si fosse mai ribellato, l'aveva sempre seguita
fedelmente, lavorando con tutta la professionalità di cui era capace. Pochi sapevano
adoperare una telecamera come lui. Le sue riprese erano sempre le migliori. Le
tornavano in mente i consigli di un vecchio giornalista sul non farsi mai
coinvolgere dalla storia. Per quanto le riguardava poteva anche farsi fottere,
lui e il distacco professionale. Era morto sotto i suoi occhi, schiacciato da
un'auto lanciata da quella follia su due gambe rivestita d'armatura. Era finita
così la sua vita, sotto i suoi occhi. Quando era andata lì, muovendosi spinta
neanche lei sapeva da cosa, preda come d'un sogno da sveglia, aveva visto tutto
quello che ne restava. Il suo sorriso, il suo buon umore, la voglia di
emergere, la sua gentilezza... tutto in una pozza di carne e sangue per colpa
di un maledetto mostro che sarebbe dovuto morire molto tempo prima. Non era per
vincere un premio giornalistico, non era per il dovere di cronaca che andava
avanti facendo quella follia. Voleva che tutti potessero vederlo, il volto del
male, per temerlo e odiarlo come era giusto fare. Quello che vide le tolse il
fiato. C'erano diversi uomini, in tenuta da combattimento, sparsi a decine di
metri gli uni dagli altri.
Le protezioni erano fatte a pezzi, come i loro corpi, contro
cui qualcosa si era accanito con inaudita crudeltà. Urtò qualcosa avanzando, si
ritrasse piena di ribrezzo quando si accorse che era un braccio, strappato via
da un corpo privo di tesa, poco distante da lei. Il sangue veniva impastato
alle macerie che coprivano la strada e su cui era difficile camminare. Ogni
passo era un'impresa, lottava per non cadere. Doveva cominciare a trasmettere
ora. Si fece forza anche se avrebbe solo voluto voltarsi e scappare. Doveva
farlo per Princeton.
"Roger!"
"Che c'è Carl? Non vedi che sono già..."
"Qualcuno sta tramsettendo con una delle nostre
telecamere a segnale maggiorato! Guarda lo schermo 11! E' la zona colpita dal
mostro, oltre il blocco di polizia e della guardia nazionale!"
"Cristo! Trasmetti tutto! Questa diretta entrerà nella
storia."
Un'apparizione che fa sussultare è già abbastanza in un
giorno. Due sono decisamente troppe. Stavolta la creatura comparsa era avvolta
di nero. Riconobbe immediatamente il vecchio costume con il ragno bianco. Anche
la sua figura sembrava del tutto identica e in un altro momento lo avrebbe
scambiato per lui. Sapeva però non essere possibile.
"Chi sei?"
Fece un cenno ai suoi uomini di abbassare le armi. Tutti si
erano chiesti chi fosse visto che l'Uomo Ragno era passato poco prima.
"Un amico del Ragno e anche vostro... ho bisogno di
sapere dove si è diretto lui."
Un cenno della testa fu più che eloquente.
"Avrò bisogno di attrezzatura..."
"Sei uno che pretende molto, visto che non si è ancora
presentato."
"Ragno Nero, chiamami così. Devo seguirlo, lei lo
sa..."
Assomigliava molto all'altro Stacy, quello che ogni tanto
aveva turbato il suo sonno, quando un subcosciente carico di impianti
mnemonici, gli sussurrava di persone familiari che tuttavia non aveva mai
conosciuto. Quello che aveva di fronte era il fratello, lo zio di... quel nome
fu come un colpo di lancia che gli attraversò il petto. Cercò di dominarsi e di
concentrarsi su quello che doveva fare.
"... mi aiuti la prego. Deve essere fermato a tutti i
costi."
"Cosa vuoi?"
"Solo uno degli analizzatori di segnali vitali di cui
siete in dotazione. Ho visto e riconosciuto il modello che stanno utilizzando
ora i suoi uomini."
Stacy non disse nulla, si allontanò solo un attimo. Nessuno
discusse quello che fece, Ragno Nero prese l'A.S.V. e proprio come aveva fatto
l'Uomo Ragno prima, si lanciò verso l'alto. Allontanandosi si voltò e indirizzò
al Commissario un cenno di ringraziamento.
Ore 11.30 Queens. Inferno.
Rucker teneva la schiena puntata contro una vecchia ford del
'71. Era tutto indolenzito ma ancora vivo. Cercava di schiarire le idee. Erano
tutti morti, almeno così credeva, anche se era difficile che ci fossero altri
superstiti. Aveva visto quel povero ragazzo, mentre lui gli tirava fuori la
spina dorsale. Avevano cercato di fermarlo, erano riusciti a danneggiare la sua
suit , ma era troppo rapido. Si era salvato quasi per caso, era caduto su un
cumulo di calcinacci che aveva attutito l'impatto. Se però l'avesse colpito
deliberatamente e non casualmente, sarebbe stato trinciato in due. Sembrava
essere sparito di nuovo. Possibile che se ne fosse andato? Si sporse leggermente
e allora vide la ragazza. Doveva essere fuori di testa. Stava lì, con i vestiti
laceri che riprendeva con una camera tutto quel macello. Quasi per caso vide
lui arrivare dall'alto. Pensava che sarebbe stato felice di vederlo ma ora non
era più così. Temeva per lui... forse non ce l'avrebbe fatta... forse sarebbe
morto... aveva la stessa età di Micky. Tossì, sputando in terra. Sbarrò gli
occhi... possibile che mentre era svenuto...
C'era solo una ragazza viva, che riprendeva con una
videocamera. La riconobbe quasi subito. Era una giornalista che aveva visto
svariate volte in tv. Era in pessime condizioni. Doveva farla allontanare da lì
e poi cercare Rucker o altri sopravvissuti. Forse ce l'aveva fatta... forse era
ancora vivo... pregò che lo fosse che... fu come una scarica elettrica che si
propagò all'istante dalla base della nuca a tutto il corpo, facendo scattare
ogni suo muscolo con tale rapidità da far scricchiolare le ossa. Arrivò un
attimo prima del grido di Rucker che non udì poiché qualcosa aveva preso il
controllo della sua mente facendogli focalizzare l'intera attenzione sulla
massa color sangue che si alzò all'improvviso dai detriti.
"GAAAAAAAAAAAAAAA!!!!"
Era felice perché il trucco era riuscito due volte nella
stessa giornata, e perché il suo amichetto, il ragnetto, era giunto lì per
giocare con lui.
Peter evitò il colpo di coda che l'avrebbe diviso in due,
dandosi lo slancio all'indietro e mollando la tela. Aveva usato l'elasticità di
questa e il contraccolpo per allontanarsi il più possibile. Non riuscì però ad
impedirgli di afferrarlo. Le sue braccia, i cui muscoli si erano gonfiati in
modo grottesco, si strinsero su di lui. Trrr krrr trrr. Quel rumore stridente erano le ossa che
si stavano rompendo. Sentì la gabbia toracica comprimersi, nella morsa dello
Scorpione, che sbavando e gorgogliando continuava a ridere. Per una 20ina di
metri buoni si alzarono verso l'alto, grazie alla forza del balzo di
quest'ultimo, che si era nascosto sotto i detriti, poi cominciarono a scendere
compiendo una parabola. Sarebbe finito schiacciato contro il cemento, sotto il
peso di Gargan, la cui molte era più del doppio rispetto a quella originaria, o
forse sarebbe morto prima, stritolato dal suo abbraccio. Non avrebbe potuto far
più niente, se non finire miseramente per mano di un folle omicida. Non si
sarebbe più rappacificato con la moglie ne rivisto la figlia... urlò la sua
disperazione, un grido non più umano che gli bruciò la gola, l'adrenalina
appienò il suo corpo, e i muscoli reagirono scattando come molle d'acciaio,
allargando di colpo le braccia che lo tenevano stretto. Colpì con forza
inaudita il petto dell'avversario, usando i piedi. Si dette così una spinta per
allontanarsi da lui. Era troppo vicino al terreno per lanciare una tela, cercò
semplicemente di attutire il colpo come aveva imparato a fare. Rovinò lungo
l'asfalto, rotolando rannicchiato. Il rumore dello schianto dell'altro fu
fortissimo. Rucker era senza parole. Sembrava la fine. Il Ragno si rialzò quasi
subito barcollando. Il costume era lacero in più di un punto, da molte parti
del corpo, tagliate e contuse, usciva sangue. Le braccia gli dolevano come se
fossero state colpite da mille pugnalate e si sentiva le gambe molli. Non
poteva finire così... non si sarebbe arreso... no.
"GARGAN!!!! AVANTI!!! NON SONO MORTO!!!! FATTI
SOTTO!!!"
La bocca era imbrattata dal sangue che usciva dal labbro
superiore spaccato, digrignava i denti in modo animalesco in segno di sfida.
Keiko tremava terrorizzata, continuando a riprendere tutto.
Jameson era caduto in ginocchio. Ormai pregava soltanto.
Chiedeva perdono per i peccati commessi, anche se disperava che qualcuno
potesse assolverlo dalle sue colpe. Si coprì il viso con le mani... non voleva
vedere... non voleva guardare quella carneficina.
"NO! Ti prego! Non puoi farlo! Sei pazzo?!"
"Togliti! Lasciami passare ti prego!"
Liz era determinata a non lasciare passare il suocero.
"Ma cosa ti sei messo in testa?! Vuoi farti
ammazzare!"
La tv continuava a mostrare, privo di alcun commento, lo
scontro tra due forze della natura. Le personificazioni viventi di due acerrimi
nemici naturali, ora fatti uomini... anche se il confine tra la bestia e
l'umanità sembrava essere diventato labile.
"Devo andare Liz! Devo farlo!!"
"Fare cosa??!?!"
"Salvarlo! Almeno provarci! Ti prego! Non puoi
chiedermi di fare niente! Lui ti ha aiutata tante volte in passato, anche
quando non gli conveniva farlo! Anche quando aveva tutti contro! Non posso
lasciare che venga ammazzato così... non dopo... tutto quello che ho
fatto!!!"
"Non puoi abbandonarci così ora Norman! Dio non posso
permettertelo! Non dopo quello che tu hai fatto ha noi!!! Mi hai tolto mio
marito, hai ucciso tuo figlio!!! Ed ora pensi di risolvere tutto facendoti
uccidere per espiare le tue colpe?! E' questo quello che pensi di fare
vero??!!!"
"Voglio aiutarlo! Ti prego Liz!!! Lo devo fare proprio
per Harry e il piccolo Normie...! Soprattutto Harry lo vorrebbe..."
Si bloccò all'ultimo, perchè aveva detto così? Nelle ultime
settimane c'era stato qualcosa di anomale, strane associazioni di idee che non
era riuscito a spiegarsi. Aveva pensato di indagare, di rimettere ordine nella
sua vita cercando tra i vecchi appunti che criptati che aveva ereditato dai
tempi del Goblin. Il Ragno lo aveva sempre temuto allora... ma perché? Era
pericoloso, questo si, ma lui in modo particolare. Aveva posseduto qualche arma
capace di ferirlo più di ogni altra? La mente tornò alla povera Gwen, una cara
amica di suo figlio e ragazza di Peter, a quando lui, folle forse quanto lo era
oggi lo scorpione, aveva troncato bruscamente la sua vita. Non ci sarebbe stato
nulla capace di fargli espiare quella colpa. Nulla.
"Mamma... lascia andare il nonno."
"Normie..."
Liz e Norman Osborn si girarono di scatto. Stava sulla
soglia del corridoio e fissava con un'espressione incredibilmente determinata
le due persone a cui voleva più bene nella sua vita.
"Deve andare mamma, ha ragione. Non può permettere che
l'Uomo Ragno muoia. Salvalo nonno! Papà lo vorrebbe."
Liz si girò, voltando le spalle al vecchio.
"Indosserai di nuovo..."
"Non ho scelta. Ti voglio bene Liz. Avrei voluto fare
di più per te. Invece ti ho dato di nuovo un dolore."
Poi rivolgendosi al nipote.
"E' una brava mamma. La migliore, credimi ragazzo.
Anche tu sei il miglior figlio del mondo. Avrei voluto essere almeno un nonno
decente per te, te lo saresti meritato. Occupati di lei e... cerca sempre di
essere onesto e giusto nella tua vita... non essere debole come lo sono stato io...
perché ricordati Norman, non c'è nessuno più debole e miserabile di chi cede
all'odio, all'egoismo e all'avidità... io lo so bene... ti voglio tanto bene
piccolo mio."
"Anche io nonno..."
Norman si diresse verso l'uscita.
"Nonno!"
Si fermò un attimo e si voltò.
"Fallo nero quel mostro!"
Ricambiò il sorriso del piccolo.
"So che tornerai!"
"Sì. A dopo piccolo."
Dentro di se gli disse addio per sempre, chiese un'ultima
volta perdono a tutti... a lui, a Harry, a Liz, , a Gwen Stacy, a Peter e...
L'Uomo Ragno. A Dio stesso.
Mary Jane sentiva il cuore che batteva così forte da
assordarle le orecchie. Viveva tutto come nella scena di un incubo. Ogni cosa
si svolgeva al rallentatore. Aveva sempre creduto che non alla fine lui si
sarebbe salvato dal suo destino, dal destino di quella maschera, che alla fine
si sarebbe riscattato dalla morte che sembrava bramarlo tanto. Ogni notte,
mentre era fuori, mentre dormiva con la figlia, mentre l'abbracciava, aveva
pregato perché fosse così. Ora sapeva che era solo stata una vana speranza,
un'illudersi per non realizzare la verità. Peter stava per andare incontro al
suo fato... e anche se fosse sopravvissuto il suo corpo... si chiese... sarebbe
sopravvissuta la sua anima? Non era lui quello che guardava, non era lui quello
che ringhiava rabbioso, non era lui... era L'Uomo Ragno... no... era solo il
Ragno... perché era venuto fuori... spaccando il suo vestito di pelle e carne.
Pregò che almeno si salvasse lui... perché almeno avrebbe avuto una parte
dell'uomo che più aveva amato al mondo.
Felicia era balzata giù dalla finestra, agganciando un
cornicione con il suo cavo. Aveva saputo dalla Kafka troppo tardi dove Kaine
era andato. Non poteva lasciarlo solo. Non poteva abbandonarlo. Non poteva
lasciare che si facessero ammazzare in quel modo... ne lasciare che Peter
facesse la stessa cosa. Peter... Kaine... erano le due facce della stessa
medaglia. I due aspetti del medesimo uomo... e per quanto potesse sembrarle
strano... era legata a tutti e due.... oltre la semplice amicizia.
Xiu Jingu e Weird stavano gustando un buon cognac mentre
osservavano lo spettacolo in tv. Il primo era soddisfatto perché presto si
sarebbe liberato di uno dei peggiori nemici che avrebbe avuto nella città che
voleva conquistare. Il secondo era felice per tutta la buona pubblicità che ci
sarebbe stata per il P.O.W.E.R., più profitti per la Quest, più soldi ci
sarebbero stati per lui. In un sotterraneo illuminato da tenue luci, in un
angolo, Klovitz chiedeva perdono per quello che aveva fatto.
Rispose beffardo al suo invito, caricando a testa bassa,
mentre la coda si agitava frenetica. Il Ragno, anche se aveva addormentato
l'Uomo, continuava a servirsi della sua mente, perché sapeva essere un'ottima
arma, capace spesso di invertire le sorti di una battaglia, anche quella che
sembrava persa. La pioggia cadeva così forte da assordarli, mentre aveva
trasformato il terreno in un pantano pieno di pozzanghere. Non poteva sperare
di vincere sul piano del confronto fisico. Lo Scorpione era sempre stato più
forte di lui, ed ora lo era ancora di più, almeno quattro o cinque volte tanto.
Si mantenne freddo fino all'ultimo, anche se i ricordi delle sue vittime gli
bruciavano dentro, anche se sentiva nelle sue orecchie le loro grida mentre lui
le mutilava vive, anche se provava un senso di insopportabile vuoto per quelle
fini inutili, anche se tra quelle creature innocenti vedeva la sua stessa
progenie che chiedeva il suo aiuto mentre lui avanzava...
nessuna espressione sul suo volto mentre lui stava per
travolgerlo, con un impeto tale che gli avrebbe spaccato lo scheletro in
centinaia di schegge. Poi, solo all'ultimo, le labbra gli si incurvarono in un
sorriso maligno, sotto quella maschera rossa. Saltò verso l'alto, di poco,
mentre lui passava sulle due tele d'impatto che aveva buttato a terra,
facendole esplodere, ritrovandosi attaccato all'improvviso a terra. Allora
colpì, calando i pugni stretti come due magli sulla sua schiena. Lo Scorpione
vomitò sangue per effetto del colpo e finì a faccia in avanti. Puntò alla nuca,
doveva chiudere la partita ora. Ma il senso di ragno lo avvertì di spostarsi.
Non voleva farlo, anche se questo gli sarebbe costato la vita. Se avesse
sfruttato quel secondo per far scattare le gambe, gli avrebbe potuto fracassare
il cranio in quella zona che era delicata, l'elmetto lì sembrava molto
danneggiato e non avrebbe rappresentato una efficace difesa. La coda, con la
sua lama ricurva, puntò minacciosa contro di lui. Doveva avere forza
sufficiente per colpire, dividendolo in due, e nonostante ora era distante solo
pochi cm, non temeva la morte. Qualcosa lo agganciò dietro, non se ne era
accorto, perché troppo concentrato sul suo bersaglio. Rucker urlò, mentre lo
vedeva pronto al tutto per tutto, anche a mettere in gioco la sua stessa vita.
Solo all'ultimo, qualcosa lo tirò via di scatto. Il metallo, termoriscaldato,
morse la vuota aria, ma il Ragno non era riuscito a colpire Gargan come avrebbe
voluto. Qualcuno lo afferrò per le spalle e cerco di divincolarsi.
"Per Dio! Vuoi spaccarmi la faccia? Stai fermo! Sono
qui per aiutarti!"
La nera maschera di Kaine era ora faccia a faccia con la
sua.
Mezza New York, quella che si trovava ancora nelle proprie
abitazioni, aveva assistito alla scena trattenendo il respiro. Tutti avevano
pensato che quella fosse la fine dell'Uomo Ragno. Anche coloro che per anni
erano stati suoi detrattori, odiandolo spesso in modo insensato, tremavano al
pensiero che se avesse fallito, quell'altra cosa sarebbe stata libera di girare
per la città e mietere altre vittime. Feng, nel suo appartamento privato,
guardava la scena nel grande schermo piatto del suo tv al plasma. Mandò giù un
goccio di Burbon e scosse la testa pensoso. Gargan non gli era piaciuto sin dal
primo momento. Era evidentemente già sull'orlo della follia. Soffriva di manie
di persecuzione e di inferiorità praticamente nei confronti di mezzo mondo. Era
un vero perdente, incapace di assumersi le proprie responsabilità, buono solo
ad atteggiarsi da duro, nascondendosi dietro pose da grand'uomo. Un bluff
ambulante, purtroppo dotato di micidiali capacità. Jingu era stato avventato
fornendogli altro potere. Una decisione di cui gli alti vertici ad Hong Kong
avrebbero discusso. A suo modesto avviso, la morte dell'Uomo Ragno, non valeva
l'Armaggeddon da lui scatenato. Se i Jong fossero stati collegati al fatto,
allora si che sarebbero stati problemi per tutti, anche i loro amici influenti,
non avrebbero potuto far niente. Pessima decisione, mormorò.
Mary Jane ringraziò iddio, o chi per lui, perché il marito
era vivo quando avrebbe dovuto essere morto. Benedì silenziosamente il nome di
Kaine, mentre le lagrime ormai scorrevano senza più freni sul suo viso, dai
suoi occhi gonfi e arrossati, mentre passava nervosamente la mano sulla sua
fronte. Forse... una speranza c'era.
Enormi occhi a specchio si fissavano a vicenda, riflettendo
all'infinito le immagini che forse erano quelle della loro anima, del loro io
più vero e profondo.
"Torna in te Ragno! Se fai così non otterrai altro che
farti ammazzare! Coraggio! Se combattiamo insieme, possiamo stenderlo, anche se
è più forte di prima! Dobbiamo colpirlo, da più direzioni, puntare tutto sulla
velocità."
Il Ragno era di nuovo in sé, aveva recuperato la lucidità,
assentì in segno d'approvazione per il piano del fratello.
Guidati dal loro istinto, saltarono in due direzioni
opposte, evitando lo Scorpione, che ripresosi era balzato su di loro, facendo
crepare il pezzo di strada su cui era atterrato mentre i pezzi d'asfalto che
aveva attaccati sotto i piedi, volavano ovunque. Assunse una posa bassa,
girando nervosamente su se stesso, con la stessa espressione di ebete gioia sul
viso, con il sangue che ora colava copioso dalla bocca, misto a vomito e bava,
ruotando rapidamente la coda meccanica, in modo da impedirgli di attaccare.
Anche loro due avevano assunto una posa rannicchiata. L'Uomo Ragno si era
accucciato, pronto al balzo, tenendo una mano a terra per darsi più slancio.
Kaine aderiva alla parete di un basso edificio, tenendo i lanciaragnatele
puntati sulla bestia ormai priva di qualsiasi forma di raziocinio. Dovevano
aspettare il momento giusto per attaccare, non gettarsi su di lui in preda alla
semplice rabbia, altrimenti sarebbero stati spacciati. Keiko riprese tutto,
senza dire nulla, mentre il sudore le imperlava la fronte, facendole bruciare i
tagli in cui si infilava e riempiendo la bocca di un gusto acido e salato
mentre colava sulle labbra. Rucker uscì, facendo appello a tutte le sue forze,
dal nascondiglio, stringendo i denti per impedire al dolore di farlo svenire.
Estrasse le sue due beretta, aveva capito cosa volevano fare i due ragni e
sapeva che gli serviva qualcosa che distraesse Gargan. Puntò al volto del
Moloch rosso, aprì il fuoco solo quando lo poté guardare negli occhi. Un
proiettile rimbalzò su una lunga zanna, macchiata di diversi liquidi mischiati,
incrinandola, l'altro ebbe maggior fortuna, ed entro appena sotto l'occhio
sinistro, facendolo strabuzzare fuori in modo grottesco. La sorpresa, non tanto
il dolore che ormai non avvertiva quasi più, lo fecero bloccare e il mortale
organo artificiale cominciò a muoversi in modo convulso. Il Ragno si lanciò,
attaccando una tela sul cornicione del palazzo di fronte, colpendolo con i
piedi uniti a formare un ariete che avrebbe abbattuto una sequoia, colpendo
alla spalla, mentre si alzava verso l'alto, sparò diversi pungiglioni
anestetici sulla schiena, mentre Kaine, partito dall'altra parte a testa
avanti, colpì con entrambi due i pugni al fianco dello Scorpione, che ancora
una volta rilasciò una gran quantità di sostanze dalla bocca che tuttavia
ancora conservava il suo ghigno malefico. L'aveva fatto spostare, spingendolo a
ruotare su se stesso, in modo da dare le spalle a Terenzio che osservò l'altro
Ragno compiere un arco e lanciarsi verso l'alto, girare in aria e lanciarsi
sempre a gambe unite e piedi puntati verso il basso, mentre il Nero, che aveva
rotolato appallottolato in terra per 7 o 8 volte, si era alzato voltandosi, e
lanciando ragnatela tra la coda e la schiena del nemico, in modo che non la
potesse usare. Ancora una volta qualcosa urlò dentro avvertendolo del pericolo,
dalla sommità della cuspide, apertasi in due parti, partì un raggio azzurro,
come una frusta eterea, una scarica elettrica che attraverso il suo corpo,
facendolo urlare. Kaine, che agì contemporaneamente all'emissione della saetta
artificiale, colpì il cannone con una sfera di tela acida che mandò in corto
l'apparecchio. L'Uomo Ragno aveva agganciato di nuovo il cornicione del palazzo
con una tela, appena in tempo per far sì che la corrente si scaricasse su di
esso. Era intorpidito e tremante a causa della scossa, e solo il suo fisico
potenziato gli aveva permesso di sopravvivere. Kaine si avventò sullo
Scorpione, voleva dare il tempo a Peter di riprendersi, si portò alle sue
spalle, afferrandolo con entrambe le braccia.
"GUUUU!!!! GUUUU!!!! GUUUUUUUUUUUUUUU!!!"
Fece quello, ma prima che avesse il tempo di accennare
qualsiasi contro mossa, fu sollevato da terra, mentre Ragno Nero si piegava
all'indietro sfruttando l'elasticità della sua colonna vertebrale, facendogli
sbattere la testa contro il duro cemento. Proprio in quel momento, la coda
riuscì a liberarsi, con un gran rumore dovuto allo strappo della tela che aveva
tirato via la copertura superficiale dell'armatura sulla schiena. Il colpo lo mandò
contro un'auto, riuscì a girarsi in tempo per ammortizzare l'impatto ma a causa
del dolore perse i sensi. Rucker era corso verso L'Uomo Ragno. Si sentiva tutto
un dolore ma doveva resistere, perché lui aveva bisogno del suo aiuto, aveva
raccolto, prima, il fucile Crusher, che ancora aveva due colpi dentro. Non
poteva sprecarli, doveva aspettare di essere sicuro di poter colpire il coso in
un punto vitale.
"Mi senti? Forza Ragno tirati su! So che puoi farcela!
Presto, prima che si riprenda, devi rimetterti in piedi per aiutare il tuo
amico, altrimenti sarà alla mercé di quel porco! Avanti, non vorrai mica
dargliela vinta eh ragazzo? Raduna le ultime forze, spostati di qui!"
"Ru... Rucker?"
Fece appello a tutto quello che gli rimaneva dentro, ogni
iota della sua forza d'animo, si tirò su. La maschera era rovinata, diversi
ciuffi di capelli spuntavano da sopra, una parte del mento, ferito, era
scoperta, la lente destra interamente crepata, mentre la parte inferiore di
quella sinistra era mancante.
"Kaine..."
Chiese confuso il Ragno.
"...è?"
"Credo sia solo stordito, almeno spero, ora
noi..."
"BUUUUUUU!!!!"
Gridò dispettoso lo Scorpione. Prese un pezzo di strada che
aveva sradicato infilandoci dentro le dita sanguinanti. Lo portò sopra la sua
testa, girandosi verso il Ragno Nero.
"NOOOOOOOOO!!!"
Urlò Peter, sperando che Kaine potesse udirlo e spostarsi.
Era ancora sotto effetto dell'alta tensione per riuscire a muoversi
velocemente, gli sarebbero bastati pochi secondi per riprendersi abbastanza da
lanciarsi su Gargan o su Ragno Nero per cercare di salvare quest'ultimo.
Rucker, con il braccio dolorante, sollevò il fucile, anche
se non lo avrebbe ucciso, doveva provare a fermarlo.
Lo scorpione si girò, quando qualcosa alle sue spalle,
cominciò ad urlare per distrarlo.
"Figlio di puttana! Maledetto!!! Girati!!! Guarda me!!!
Non lui!!! Coraggio!!! Avanti cos'è?! Sei sordo???!!! Allor..."
Continuava a tenergli la telecamera puntata contro, perché
tutti vedessero che mostro era. Continuava a urlargli insulti e vuote minacce,
per distrarlo, per impedirgli di uccidere quel poveraccio che aveva messo a
repentaglio la propria vita per salvare la città. Continuava a pensare alle
persone che aveva amato tanto durante la sua vita e Princeton, pentendosi di
non aver mai accettato i suoi inviti a cena. Per istanti che, dilatati nella
sua mente, erano diventati vite intere, si cullò nell'illusione che fosse
ancora vivo e che, dopo essersi frequentati per qualche annetto, si mettevano
insieme, andando a convivere e sposandosi poi. Si figurava l'ex collega come un
ottimo padre mentre giocava con i loro due bambini. Ridevano mentre lui faceva
la parte del mostro cattivo che lo aveva quasi schiacciato con la macchina,
quella volta che stava facendo un servizio pericoloso, quando era ancora un
cameraman, e lei li guardava con tenerezza mentre...
I sogni finiscono prima o poi... sempre.
Ogni occhio incollato alla televisione, assistette in
diretta alla fine di quelli di Keiko Shimura, 25 anni, giovane donna con tutta
una vita davanti da vivere... se solo non fosse mai esistito uno Scorpione.
Peter urlò rabbioso contro la brutalità di Gargan, che
invece rideva divertito, perché aveva trasformato in una pozza scarlatta anche
quel piccolo essere che strillava tanto. Spinse Rucker da parte, perch* non
fosse travolto dall'aracnide corazzato, che ora puntava di nuovo su di lui.
Terenzio si era girato in modo da non cadere di schiena ed era riuscito ad
evitare a mettere le mani avanti. Recuperato velocemente il fucile, seguì i due
all'interno dell'edificio dove erano finiti. Era un albergo e nella sua Hall
erano avvinghiati intenti in una lotta disperata e mortale due esseri che ormai
erano due animali furiosi e scatenati. Ragno parò diversi colpi di Scorpione,
sentendo il suono sordo di ossa contro ossa, cercò di ricolpire con un pugno ma
quello bloccò il colpo stringendo forte. Sentì la mano quasi sul punto di
cedere, ma spiccò un balzo, compiendo una rotazione su se stesso, in modo che
il suo calcio arrivasse dritto tra capo e collo di Scorpione che mollò la
presa. Si abbassò un paio di volte per evitare delle poderose manate, e gli si
buttò contro tempestandogli di colpi l'addome. Sentiva i suoi muscoli cedere
sotto la furia dell'assalto ma un calcio lo spazzò via all'improvviso,
mandandolo contro una grande colonna che stava al centro dell'ambiente. Ora
anche la parte inferiore della maschera era lacera e la sua bocca era esposta
al contatto con l'aria. Si umettò le labbra incrostate di sangue mentre cadeva
a terra, cercò di tenersi in piedi, anche se ormai barcolava pesantemente.
Gargan urlò tutta la sua felicità, per quel sublime momento di morte che si
apprestava ad assaporare. Stava per spiccare un balzo contro l'Uomo Ragno, però
all'ultimo si voltò, perché stavolta si era accorto che qualcuno lo voleva
prendere alle spalle, lanciò un pezzo di muro che aveva raccolto da per terra
contro Rucker che fu disarmato. L'uomo fronteggiò il mostro, senza
indietreggiare. Ora non c'era più paura in lui, solo rammarico per non essere
riuscito a salvare il ragazzo. La mente del Ragno reagì ancora una volta.
Allungò un braccio, quello con il lancia tele che ancora funzionava, l'altro
era andato rotto mentre attraversava le porte a vetri dell'Hotel, agganciò con
un filo il Don Crusher tirandolo a se. Bofonchiò qualcosa allo Scorpione. Forse
un avvertimento, forse una minaccia o solo una supplica. Questi si girò,
guardandolo beffardo, strizzando l'occhio buono mentre l'altro si era
completamente spappolato. Si voltò di nuovo verso la vittima, pronto a
ucciderla. Il proiettile corazzato, partì dal fucile, penetrando nella spalla
sinistra, dove la protezione era fortemente indebolita dai pugni e da altri
colpi di proiettile. Entrò, facendosi largo tra la lega, il tessuto protettivo
e le carni, fino a piantarsi nell'osso. Guardò incuriosito il buco che gli
aveva scavato, dimenticandosi di Rucker che ne approfittò per spostarsi da dove
si trovava. Ci fu una fiammata, un forte odore di bruciato, nauseante, così
tanto che quando arrivò alle narici del Ragno non riuscì a trattenersi dal
tossire per i conati che venivano su. L'arma gli cadde di mano quando realizzò
che a premere il grilletto era stato lui. Per tutta la sua vita aveva rifiutato
di ricorrere alle armi, ed ora era accaduto quello che non avrebbe mai creduto possibile.
Ora sapeva che era davvero finita per lui, che non sarebbe mai più tornato
indietro. Si lasciò cadere all'indietro, finendo addosso alla colonna, sotto la
parte che si era incurvata per l'impatto del suo corpo pochi istanti prima. Lo
Scorpione osservò l'arto penzolante e privo di vita, proprio come ora sembrava
priva di vita la sua coda, un mero peso da trascinarsi dietro. Lo guardò
oscillare avanti e indietro, appeso a qualche muscolo e pochi lembi di pelle.
L'osso annerito lo affascinava e rimase per un po' a rimirarlo estasiato. Poi
con una grossa risata, prese e si strappo quel buffo pendaglio. Stracchhh. Fu
il rumore della carne che veniva rotta, come un pezzo di scotch, mentre alcuni
pezzi del suo corpo cadevano a terra.
"YUK
YUK!!! YUK YUK!!!"
In un attimo fu sopra il Ragno, povero piccolo insetto, che
alzò debolmente le braccia per difendersi. Un colpo dopo l'altro, quello che
era stato un braccio si abbatteva su di lui, incrinandogli costole, ammaccando
carni che avevano sopportato oltre l'umana sopportazione.
Se la rideva il vecchio Scorpione perché finalmente sapeva
che il gioco era arrivato al termine. Qualcosa, nel suo cervello ormai ridotto
allo stato primordiale, gli ricordava che avrebbe dovuto provare una grande
soddisfazione nel prendersi quella vita in particolare.
Qualcosa sorse, dall'Abisso che stava Sopra. Un richiamo,
un'invocazione, un appello.
CORRETE FIGLI E FRATELLI, FIGLIE E SORELLE. CORRETE, PRESTO,
CORRETE PER AIUTARLO.
Rucker era caduto in terra, ma non aveva rinunciato a
lottare, si trascinò in avanti, anche se fosse morto nel cercare di salvarlo
almeno non l'avrebbe lasciato da solo. Poi accadde qualcosa di incredibile. Fu
come se una coltre nera si fosse sollevata da ogni dove, da ogni angolo di
quella grande sala che minacciava di crollare da un secondo all'altro. Un vello
che coprì il grande predatore mordendo, pizzicando, zampettando su tutto il suo
corpo. Insinuandosi la dove non c'era più protezione. Era confuso ora,
incuriosito mentre provava la sensazione nuova di sentirsi mangiare vivo.
Qualcosa, un'ombra color del sangue e del cielo notturno, lo assalì,
dischiudendo la bocca. Morse proprio sulla ferita, lasciando che i suoi denti
affondassero dentro. Con il braccio ancora intatto se lo strappò di dosso ma
quello continuò a menare pugni, colpendolo, con tutto il rancore che aveva, con
tutta la determinazione che conosceva, con tutta la voglia di vivere che aveva
in corpo.
I suoi occhi si aprirono su un mondo che sembrava
completamente impazzito, tutto girava intorno a lui. Il cranio pulsava
pericolosamente. Che avesse riportato delle lesioni interne? Non aveva il tempo
per chiederselo. Sotto i suoi occhi, in una pozza di sangue, quello che era
stato un essere umano poco tempo fa. Sentì diverse scosse di dolore mentre
cercava di girarsi e rimettersi su.
"Stai calmo, sei ferito potresti..."
Quando l'indistinta macchia verde fu messa a fuoco, allungo
il braccio con rapidità sorprendente per chi era nelle sue condizioni,
prendendo alla gola l'odiata icona del male.
"Tu... - disse in un roco sussurro.-... figlio di
troia... c'eri tu dietro..."
"No, no! Credimi! Io sono quì solo per aiutarvi. So che
tutto sembra contro di me ma ti giuro, io..."
"Dove...? Dove è..."
"Credo la... la dentro..."
Disse con l'ultimo fiato che aveva in gola. Prima che
svenisse Kaine allentò la presa.
"Se hai mentito Osborn, ti giuro che t'ammazzo..."
Norman, nei suoi panni di Goblin, lo aiutò a rimettersi in
piedi. Ragno Nero, anche lui con il costume ridotto male e il corpo peggio, gli
passò un braccio intorno al collo, lasciandosi aiutare mentre cercava di
scuotersi e riprendersi. L'ultimo colpo di coda l'aveva preso in testa, prima
di cedere aveva evitato di finire spiaccicato contro un'auto. Il resto era
stato come il delirio di un folle... tutto così senza senso... le immagini, la
voce... la voce... le voce... non aveva tempo di abbandonarsi a considerazioni
sulla sua esperienza. Entrarono insieme la dove presumevano che si fosse
spostata la lotta. Kaine e Norman ebbero un sussulto quando gli si parò d
innanzi la scena.
Rucker era chino su Peter Parker, il cui volto, coperto di
tagli, era ormai ben visibile sotto quello che rimaneva dell'altra faccia. Gli
carezzava con dolcezza il viso mentre nell'altra mano reggeva il Don Crusher.
"E' vivo. E' un miracolo. Ma è ferito gravemente...
dobbiamo aiutarlo..."
Non disse altro mentre gli altri due gli si avvicinavano.
Facendoglisi d'appresso i loro sguardi si posarono sull'enorme mole di quel corpo gonfio sino all'inverosimile, coperto di rosso, non si sapeva più se per il sangue o per il colore della corazza. Poco distante, ancora sorridente, il suo volto sorridente sembrava guardare fisso un indefinito punto nel cielo, da quella testa rovesciata...
Fine.
Nel prossimo numero: cosa accadrà all'anima di uno dei più grandi eroi del pianeta? E cosa ne sarà dei suoi amici?
Per commenti e/o suggerimenti, scrivete a
Spider_man2332@yahoo.com
oppure Loky_Lolth@hotmail.com
P.S.: Su Marvelit, nella sezione della Ragno family, potrete
seguire anche le avventure del Ragno Rosso, clone di Peter ma tutt'altro che
una mera copia, e di Spiderette, riluttante eroina... aracnofobica! Gli autori
di queste due testate sono rispettivamente Mr. Kayak e Xel per R.R. e Frank
Webley per Spiderette. Leggete anche Webspinners... un'occhiata a 360g al mondo
legato all'aracnide umano più conosciuto del pianeta.
E da oggi, una nuova entrata nel mondo della tela. Ragno Nero. La virtuatestata dedicata all'ex letale Kaine.